Potremmo dire addio alla psicoterapia per via delle IA, seppur un rischio ci sia lo stesso. Ecco cosa sappiamo al riguardo.
Le intelligenze artificiali si sono dimostrate delle macchine davvero sorprendenti. Ormai è possibile semplificare la maggior parte delle operazioni con il loro supporto, ed è un dato di fatto. Tuttavia molte persone credono che sia soltanto un male, ecco perché non devono essere presenti dappertutto. Specialmente quando si parla di psicoterapia.

Negli ultimi sei mesi diversi psicologi, dopo aver appreso alcune conoscenze informatiche, sono riusciti a sviluppare dei programmi IA. Lo scopo è quello di aiutare i pazienti in una maniera più “economica”. Questo serve a ridurre i costi per uno psicologo e mettere a disposizione un servizio per i problemi di salute mentale. Matthew Schubert, uno psicologo californiano, crede che tutto questo sia pura follia.
Psicoterapia e IA, perché le due non funzionano insieme: ne parla preoccupato l’esperto
Afferma che l’utilizzo delle IA crei soltanto dipendenza. Dare all’utente un chatbot con cui discutere, anziché uno psicologo vero e proprio, rischia di creare una dipendenza reale. Per questo motivo le presunte fidanzate e fidanzati virtuali sono piuttosto pericolosi. Gli esseri umani creano degli attaccamenti emotivi con queste IA, che altro non sono che dei chatbot che non esistono. Tutto questo viene visto come un potenziale da sbloccare, ma in realtà è una trappola.

I ragazzi sono spaventati dal mondo esterno e soffrono di diverse fobie sociali. Consegnare loro un bot online che può fornire un grande sollievo non è la soluzione al problema. E senza l’aiuto dei genitori, degli insegnanti o di altre figure esperte, c’è il rischio concreto che il bambino o il ragazzo sia in pericolo. Lo psicologo non può accettare che la psicoterapia venga sostituita da una intelligenza artificiale. Questi strumenti non sono in grado di fornire lo stesso supporto di uno psicoterapeuta.
Matthew Schubert afferma anche che non siamo fatti per parlare con dei chatbot. Dato che siamo composti di istinti e di biologia, non è possibile che la nostra vita giri attorno a delle IA. Ciò significa che bisogna fare attenzione alle conseguenze di questa pratica.
Lo psicologo spera che un giorno Microsoft esponga i rischi dell’utilizzo continuo dei chatbot. Così facendo molte persone potrebbero cominciare a ripensare a quello che stanno facendo. Per il momento può soltanto limitarsi a parlare della situazione in quanto esperto. E voi cosa ne pensate di quello che sta accadendo?