L’assegno unico può essere aumentato se si risponde a determinati requisiti, ma per ottenere la maggiorazione bisogna richiederla. Come funziona.
Siamo in attesa della Manovra di Bilancio 2024, in cui forse le famiglie che faranno dei figli otterranno assegni mensili cospicui. La buona notizia è che se l’assegno d’infanzia e quello per la gioventù saranno approvati andranno a cumularsi con l’assegno unico, dunque un bel “gruzzoletto” che servirà – secondo le speranze del Governo Meloni – a far ripartire le nascite.

Nel mentre, tutti i nuclei familiari con figli, indipendentemente dal reddito, possono contare sull’assegno unico, una misura partita nel 2022 e che ha funzionato molto bene, e sta ancora aiutando milioni di famiglie con figli. La cifra mensile erogata dall’INPS varia in base a diversi criteri; non solo il reddito complessivo del nucleo ma anche il numero di figli, o se c’è un minore disabile, o ancora se i figli di età superiore ai 21 anni non lavorano ma stanno studiando o frequentando corsi formativi.
C’è però una bella notizia perché in alcuni casi si può aggiornare la richiesta dell’assegno unico e ricevere un aumento. Ecco quando è prevista questa possibilità e come fare a ottenere l’incremento mensile.
Assegno unico maggiorato di 30 euro a figlio, ecco a chi spetta e come inviare la richiesta
Solitamente l’Assegno Unico arriva senza fare particolari richieste, poiché l’INPS individua in automatico le situazioni familiari, stabilendo le cifre da erogare. Le condizioni della famiglia però possono cambiare, e allora a quel punto è il cittadino che deve comunicarle, in modo da adeguare l’assegno, che in alcuni casi aumenta.

Infatti l’INPS riconosce delle maggiorazioni in caso – ad esempio – che entrambi i genitori abbiano un lavoro. Questa decisione nasce per agevolare il lavoro femminile, visto che ancora oggi sussistono problematiche in questo senso, soprattutto quando le donne hanno dei figli.
Dunque se tutti e due i genitori lavorano, hanno diritto a 30 euro in più al mese per ogni figlio a carico. Naturalmente, come detto sopra, le situazioni possono variare e dunque è il cittadino che deve chiedere l’aumento. Nel caso specifico possiamo fare un esempio: al momento della prima richiesta di assegno unico in famiglia lavorava un solo genitore, e l’assegno spettante era stato deciso in un determinato tot.
Col tempo, anche l’altro genitore ha trovato un lavoro e quindi adesso al nucleo familiare spetta la maggiorazione.In questo caso però l’INPS non erogherà in automatico i 30 euro mensili per ogni figlio, ma dovranno essere gli interessati a comunicare la variazione e a fare la richiesta.
Come precisa l’Istituto di previdenza in una delle sue comunicazioni, il nucleo interessato dovrà accedere alla sua pratica, ovvero alla domanda che aveva presentato; dovrà spuntare l’opzione prevista, ovvero la maggiorazione spettante ai nuclei con due genitori che lavorano. A quel punto INPS vaglierà la modifica e poi provvederà ad aumentare l’importo mensile.